Questa operazione è stata ideata per aumentare il volume del seno mediante l’introduzione di una protesi mammaria, ma non rialza il capezzolo o un seno pendulo, per i quali occorre eseguire un intervento diverso. Questa operazione è perciò indicata per persone che hanno un seno piccolo o per coloro che hanno un seno che è ridotto di volume e/o lievemente abbassato a seguito di una gravidanza.
L’intervento viene eseguito in anestesia generale con una notte di ricovero o in anestesia locale con sedazione in regime di Day-Hospital.
Attraverso una incisione cutanea (o a livello dell’ascella o in sede periareolare o lungo il solco sottomammario) viene posizionata una protesi al di sotto della ghiandola mammaria oppure sotto il muscolo grande pettorale, a seconda delle caratteristiche fisiche del soggetto e del risultato che si vuole ottenere.
Alla fine dell’intervento la paziente indosserà al di sopra dei bendaggi un reggiseno appropriato che dovrà portare per circa un mese e, durante i primi 15 giorni, anche la notte.
I punti di sutura, qualora non siano di tipo riassorbibile, verranno rimossi dopo circa 15 giorni.
Durante le prime 4-5 settimane sono permessi movimenti limitati delle braccia ed esercizi fisici, purché eseguiti con moderazione; poi si può tornare gradualmente ad una normale attività. Dopo circa 2 settimane è possibile riprendere la guida dell’automobile per viaggi non lunghi. Sono vietati per un mese i movimenti e gli esercizi che richiedono un coinvolgimento della regione pettorale (circonduzione delle braccia, portare pesi ecc.)
Le cicatrici saranno nei primi mesi arrossate, dure, lievemente rilevate, ma, dopo 6-12 mesi, gradualmente si schiariranno e si appiattiranno.
Nei primi 6 mesi le cicatrici non si devono esporre al sole.
Complicanze, in verità pochissimo frequenti, ma possibili, sono quelle comuni ad ogni intervento chirurgico, quali la formazione di una raccolta di siero (sieroma) o di sangue (ematoma), l’infezione, inoltre si può avere la diminuzione o l’incremento della sensibilità tattile del capezzolo e/o della cute circostante, la formazione di cicatrici ipertrofiche o di cheloidi, la migrazione, cioè lo spostamento, della protesi e la cosiddetta “contrattura capsulare”, cioè la visibilità della forma della protesi ed il suo indurimento al tatto accompagnata da sensazioni variabili dal leggero fastidio alla dolenzia.
Le ultime quattro possibili complicanze (diminuzione della sensibilità, formazione di cicatrici ipertrofiche o cheloidi, migrazione della protesi, contrattura capsulare), non sono prevedibili prima dell’intervento perché si tratta di reazioni soggettive dell’organismo allo stress chirurgico ed ad un corpo estraneo quale è la protesi di silicone, che, peraltro, è un materiale inerte ed estesamente utilizzato da molti anni in varie branche della chirurgia. In particolare , l’imprevedibilità e la bizzarria del fenomeno della “contrattura capsulare” sono sottolineate dal fatto che la sua epoca di comparsa può essere evidenziata entro poche settimane come dopo alcuni anni e può colpire prevalentemente od esclusivamente una sola mammella.